Anche noi, come gran parte del globo, ci troviamo in un momento difficile e in stato di disagio economico/sociale, questo non vuol dire che bisogna restare tutto il giorno sul divano in tuta REESON. Fuori è già primavera, ci sono già 22/23 gradi, ogni tanto mi arriva sul naso una ventata di salsedine che mi ricorda che il mare è dietro l’angolo, quale occasione migliore per sentire Fisio e farsi fare un vestito nuovo? Finalmente ci siamo! Tempo fa abbiamo aperto le REESON STORIES con uno dei Caredda Brothers l'artista Nicola Caredda, non poteva mancare suo fratello Efisio Caredda - Fisio Surfboard.
Fisio Surfboard, surf shaper contemporaneo che si divide tra onde, resine e tavoletta grafica ci racconta un po' di "marachelle" combinate in questi anni.
(intervista: Simone Carta)
(foto: Fisio Surfboard)
Ciao Fisio, grazie per aver accettato l’intervista per le REESON STORIES
- Partiamo dalle basi : cos’è uno shaper e da dove nasce l’esigenza di diventarlo?
FS: Ciao grazie a voi per l'invito. Il surf shaper è colui che da forma alle tavole da surf. Non credo che chi lo diventa senta l'esigenza di diventarlo, ma semplicemente un giorno all’improvviso ci si ritrova con una maschera antigas sul muso e ricoperto di polvere senza aver ancora capito bene cosa stia succedendo... un po’ come quando da piccolo pasticci con i colori e poi da grande fai il pittore.
La shape room Fisio Surfboard - Ecco dove nascono le tavole da surf credits "Ivo Corda"
- Quando ti sei accorto che oltre ad una passione poteva diventare qualcosa di più ?
FS: Io pratico surf da un bel po’; come è noto le tavole non vanno d’accordo con gli scogli... così una decina di anni fa ho cominciato riparando la mia tavola, poi quelle degli amici, poi quelle degli amici degli amici, un giorno mi son detto: "ho riparato tutti i punti di una tavola, perché non provare a farne una?"
Cosi praticamente in uno sgabuzzino (c'era pure mio fratello) è iniziata la mia avventura, ho curiosato un po’ su internet, ho reperito non senza difficoltà i materiali e costruito da me i primi strumenti. Mi son cimentato e quasi da subito ho ottenuto un buon risultato. E ho continuato! è come surfare quando dopo un’onda senti il bisogno di surfarne un'altra.
Dopo i primi esperimenti ho deciso di andare in Spagna per perfezionarmi, anche perché in Italia ancora non c'era quasi nulla; da lì non mi son più fermato, sono andato avanti studiando, sperimentando, shapando e perfezionandomi sempre di più. Tutt'ora vado avanti così, è un mondo vastissimo non si finisce mai di imparare, è una continua ricerca della perfezione in ciò che costruisco.
- Ti senti più shaper o surfer?
FS: Beh, mi sento entrambi allo stesso modo, sicuramente in acqua cerco un feeling con le tavole e con le onde che gli altri non cercano, surfo con un’altra mentalità, non sarò un campione ma so bene cosa ho sotto i piedi.
Quando shapo le mie mani sono l'acqua che un giorno scorrerà su quella tavola, chiudo gli occhi e sento i bordi, sento le linee, cerco di immaginare come la mia creatura scivolerà, è quasi come surfare con l'immaginazione. Poi quando la provi e senti che va come avevi pensato, è una gran soddisfazione.
- Cosa pensi della scena “custom” europea, possiamo paragonarci ai puristi d’oltre oceano o abbiamo ancora tanto da imparare?
FS: Quando andai in Spagna, Cristian, lo shaper che mi seguiva, mi chiese che tavole usassimo in Sardegna, io gli dissi più o meno cosa girava da noi e lui mi chiese: "In Sardegna siete così ricchi?".
In Europa c'è una realtà diversa da quella italiana, ci sono un infinità di shaper locali che fanno tavole custom per i ragazzi del posto, dovunque vedi tanti marchi locali;
per un surfista è un po’ come andare dal sarto e farsi fare un abito su misura, potendo scegliere ogni minimo particolare dalla stoffa alle cuciture ai bottoni: idem è con le tavole,
puoi prenderti un abito di un blasonato stilista cucito in serie ma non ti starà mai bene quanto un abito su misura cucito dal tuo sarto di fiducia.
La scena europea è molto interessante e funziona. In Italia ci son dei bravissimi shaper che non sono da meno degli altri colleghi europei, il problema sono i clienti che ancora non hanno una mentalità come nel resto del mondo e continuano a puntare sul marchio più che su un modello che possa aiutarli a surfare meglio.
- Quanto è difficile portare avanti un brand, una shape room ed un lavoro ordinario tra una mareggiata e l’altra?
FS: Non è difficile se si fa con passione, certamente vorrei come tutti stare più tempo in mare che sulla terra ferma, purtroppo bisogna lavorare... ma se ci sono onde non c'è brand o shape room che tengano, si va a surfare! Poi in genere io shapo la notte quindi non è un problema.
- Spot preferito, tavola preferita (Fisio Surf ovviamente ), birra preferita?
FS: Senza ombra di dubbio il mio spot preferito è il Capolinea, la tavola Fisio Uovetto, in genere son ghiotto di IPA e ultimamente direi Darqside di Brew bay Beer
- Ai tempi del Covid-19 sei uno di quelli che ne ha approfittato per lavorare a nuovi progetti, ce ne puoi parlare o dobbiamo aspettare di vederli tra le onde?
FS: La mia routine ai tempi del Covid-19 non è cambiata praticamente per nulla, oltre che shaper sono principalmente un grafico e lavorando nel settore editoriale continuo ad andare a lavoro tutti i giorni.
Sto facendo dei nuovi test su alcuni materiali interessanti, ma più che altro, visto che non si surfa, sto cercando di evadere gli ordini arretrati e finalmente fare qualche tavola per me.
- Cosa farai da grande?
FS: Non lo so ancora... voglio andare a pesca, fare tavole da surf e usarle il più possibile
- Grazie per il tuo tempo è stato un piacere, con la speranza di vederci presto davanti ad una birra gigante ( ahimè glutenfree ) ti auguriamo il meglio che la tua passione ti possa offrire, stay true and Get Inspired By REESON!
FS: Grazie a voi e incrociamo le dita... la birra è sempre in fresco e vi aspetto nella mia shaping room.
www.fisiosurf.it
www.facebook.com/Fisiosurf.it
instagram @fisio_surfboards
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