(Donnie / “Tenco / Insegne a forma di Coccodrillo" Singolo)
Tra i primi in Italia a proporre quello che possiamo definire "Rap Blues" abbiamo avuto il piacere di sentirlo, qualche anno fa, la notte di capodanno durante un suo concerto a Santulussurgiu, nella terra dei vulcani, una zona magica e ricca di energia. Lo abbiamo voluto ora con noi per “poterlo raccontare” nelle Reeson Stories.
Welcome to Donnie Hazard!
(Intervista di Luca Rizzotto)
- Ciao Donnie è un pò che non si sentiva parlare di te, ultimamente ti abbiamo visto in giro con il progetto Don Leone ma da pocchissimo tempo sei tornato con il nuovo singolo, molto interessante “Tenco / Insegne a forma di Coccodrillo" con un ritornello che rende omaggio a “Ciao amore, ciao” di Luigi Tenco.
Ti senti più un rapper on un cantautore?
Ciao! Era da tanto che non si sentiva parlare di me, da solista, ed immagina quanto tempo senza fare un'intervista. Ti dico da subito una cosa: ho cambiato forma così tante volte che fatico a definirmi. Ora mi sento più un rapper, di sicuro. Ora si.
- Il tuo sound è ricco, spazia dal soul al bebop, il jazz, il blues, tuo padre è un chitarrista blues e tu fai un pezzo che rende omaggio ad un cantautore degli anni 60...spiegami un pò.
Mi è sempre piaciuta un sacco di musica diversa. E penso si capisca. Per quanto mi riguarda, omaggiare Tenco (e non è la prima volta) è una cosa giusta da fare, per la serietà che metto nella musica che faccio, tutti I giorni. Che sia il rap, il blues, o tutto il resto, Luigi Tenco aveva capito già negli anni 60 che il messaggio è più importante dei lustrini.
- Raccontaci...com'è andata a Memphis quando, a gennaio scorso, con Donleone avete rappresentato l'Italia e Mojo Station al più grande challenge di blues mondiale, l' International Blues Challenge?
È andata bene, credo. È stato un viaggio importante che manco ti sto a descrivere, suonerebbe tutto scontato ed ovvio, ma è stato davvero così. È stato tutto grande, tutto frettoloso. Facevamo colazione nei fast food con la neve fuori sui marciapiede, mille chilometri in macchina passando in mezzo a quelle strade che hai sempre visto nei film americani. Ed il viaggio vero è iniziato quando siamo scesi a sud, verso Clarksdale e NOLA. È stato li che ho ritrovato la voglia di rappare.
- Ti trovavi con Matteo e Diego dei King Howl, quando siete andati a trovare Yelawolf nel suo Slumerican Made a Nashville, il negozio barbershop e tattoo shop dell'artista americano. Vi abbiamo visti sorseggiare una birra jammare con l'armonica, ma soprattutto...cosa vi siete detti?
Io penso che se Diego non avesse avuto la faccia di coso che ha non avremmo mai jammato con Yelawolf. Pensa che stavamo li a chiacchierare sul fatto che fossimo italiani, e Diego gli ha buttato una roba tipo "lui è un grande cantante blues" o una cosa del genere, e Yelawolf mi ha chiesto di cantare. Da li abbiamo jammato, ed io, Diego e Valeria, la mia fidanzata, gli abbiamo finito le birre in frigo.
(Don Leone @ Blues Hall Menphis - Gennaio 2018)
- Raccontaci l'esperienza che hai vissuto con Donleone all'European Blues Challenge 2018, Hell (Norway), 16-17.03.2018, siete arrivati in semifinale a solo un anno e mezzo dalla nascita del progetto Donleone. Che bagaglio ti porti dietro da questa esperienza?
Abbiamo suonato davanti ad un auditorium pieno di norvegesi. Avevo una paura che non ti sto a dire, poi io sono piccoletto, scuro, con il naso da kazako, voglio dire, non proprio il top per un norvegese. Sai che invece, dopo il primo pezzo sono impazziti tutti? È stato un concerto incredibile, siamo scesi dal palco davvero felici, sapendo di aver fatto il massimo.
- “Imparate da Ghemon” ...l'hai scritto su un tuo post facebook cosa volevi dire?
Ho scritto "Imparate da Ghemon a fare I live" su Facebook qualche giorno fa, perchè sono stato ad un suo concerto. Penso che non ci sia un altro artista del genere. Vedo la maggior parte dei rapper fare live a cazzo di cane, fare davvero pena nei live e la gente comunque soddisfatta perche "eh lui può permetterselo". No, nessuno può permettersi di salire su un palco e fare schifo. Specialmente con una schiera di ragazzi che si sono conservati gli spiccioli della merenda per pagarsi il biglietto. Ho visto Ghemon e la band prendere le cose molto seriamente, lui penso ci veda della spiritualità dentro, e vorrei dirgli che gli voglio un bene incredibile, magari un giorno glielo dirò.
- Sei Tra i primi in Italia a proporre quello che possiamo definire “Rap Blues” , l'alligatore Mixtape è sicuramente un album molto interessante all'interno del panorama della musica indipendente italiana degli ultimi tempi, raccontanci un pò come sarà il prossimo disco in uscita in autunno.
Ho già annunciato che tipo di suono avrà, ma in linea di massima credo che sarà qualcosa di davvero nuovo, almeno per il mio percorso. Ho deciso di usare la mia voce, di metterla al centro del progetto. Non sarà un disco lungo, ma chi mi segue l'avrà già capito da subito.
- L'album uscirà per Talk About Records, spiegaci...chi è Kaizer e perché hai deciso di affidarti a lui?
Io e Kaizer ci conosciamo dai tempi delle feste dell'arte di Iglesias. Abbiamo lavorato insieme già in passato e ci siamo persi un pochino come siamo usciti entrambi dai radar, io con Don Leone lui con i Quercia. Poi un giorno gli ho chiesto se stesse ancora producendo e penso che sia successo qualcosa. Penso sia scattato qualcosa. Il suo lavoro di fino nei beats mi sta dando gli imput giusti per scrivere al meglio.
- Come suonerebbe un disco di Donnie Hazard se i testi fossero in inglese?
Sai che nessuno mi ha mai fatto una domanda così fica? Ho scritto delle cose in inglese, e ho pure registrato dei provini, dovrei averli in qualche archivio ed un giorno magari usciranno. Penso di avere una marcia in più in inglese, però amo troppo la lingua italiana ed amo costruirci delle cose, perchè non è facile e mi rendo conto che non è da tutti fare quello che faccio. Penso comunque che suonerebbe come se Tom Waits facesse un disco con Charlie Charles. Un giorno ti farò sentire I provini!
Grazie per averci dedicato del tempo, sperando di rivederti dal vivo questa estate e ti ringraziamo per questa chiacchiarata.
Il piacere è stato mio, davvero. Tanta stima e tanti in bocca al lupo. Ci vediamo in giro!
Donnie crea contenuti, ama quello che fa e lo amiamo anche per questo, niente a che vedere con il “rap italiano di oggi”, pensiamo che il nuovo disco sarà molto interessante.
“Sarà un disco di Lo-Fi HipHop, esattamente con le sonorità che si sentono in giro per le radio 24/7 su YouTube, quelle per studiare, rilassarsi, prendersi bene”
Donnie Hazard, o più semplicemente Donnie – alias Donato Cherchi, è un rapper e cantante nato a Carbonia nel 1990. Dopo vari freestyle e un progressivo avvicinamento agli spettacoli dal vivo, esordisce nel 2012 con “L’Alligatore Mixtape” ottenendo critiche molto positive. Il lavoro, ispirato dai racconti di Massimo Carlotto, viene distribuito digitalmente da Talk About Records. Già da questo esordio si delineano i tratti stilistici che comporranno uno stile quantomai originale, dove il Rap è pesantemente influenzato dalla musica blues, sopratutto di matrice down home, e da altre musiche afroamericane come il Soul e il suono Motown. Tra i primi a proporre in Italia quello che possiamo definire “Rap Blues”, negli anni successivi divide il palco con artisti di calibro nazionale, e tra 2013 e 2014 escono i lavori in free download “MIBQ (Man In BlaQ)” e il disco “MCHS (Musica Che Ha Sete)”, prodotto da Unlimited Platform, branca digitale dell’importante etichetta/collettivo Unlimited Struggle. Prima di prendersi una lunga pausa dalla scrittura di nuovi brani, pubblica nel 2015 il singolo“Donniebegood” (Talk About Records) ed un lavoro indipendente, “Bastardi”, mai mixato o editato, che raccoglie brani scritti dal 2014 al 2016. Nel 2017 Donnie si riscopre cantante di blues, in seno al duo raw blues Don Leone, producendo l’Ep “Welcome to South West”, suonando in tutta Italia e nel Sud degli Stati Uniti, vincendo la competizione nazionale Italian Blues Challenge e rappresentando l’Italia all’European Blues Challenge (Hell, Norvegia) e all’International Blues Challenge (Memphis, USA).
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